Restiamo umani.

Restiamo umani.

Annegarono a mezzo miglio dalla spiaggia dei Conigli, il 3 ottobre 2013.

Qualcuno aveva dato fuoco ad alcune coperte per segnalare a terra la presenza della barca, ma sul ponte era divampato un incendio. Soltanto 155 i superstiti, salvati grazie all’intervento di alcuni pescatori. Morirono in 368, quasi tutti eritrei ed eritree. L’Eritrea ad oggi è governata da una dittatura fra le più terribili del mondo, con la popolazione – così come rilevato dall’agenzia Redattore Sociale – costretta a una leva militare schiavizzata che può durare tutta la vita. Scappavano dalla privazione della libertà, dalla schiavitù, dalla violenza: hanno trovato la morte non l’accoglienza.

In sei anni ne sono arrivate di barche e gommoni sulle rive di Lampedusa, su tutte le coste del Mediterraneo, ma tante altre non sono mai riuscite ad arrivare, sono affondate prima. Ne sono morte di persone nel nostro mare, tante da non essere neanche in grado di contarle. Ma forse è pure sbagliato contare, perché si rischia di ridurre tutto a semplici numeri e di non comprendere a pieno la gravità della questione, andrebbero piuttosto ricordati ognuno e ognuna con il proprio nome perché si parla di donne e di uomini, di grandi e di piccini, di persone, migranti, vite appese all’unica speranza di un viaggio per terra e per mare senza ritorno.

Questi sono stati anni terribili per l’umanità:

  • la guerra alle ONG;
  • l’Europa fortezza con l’esternalizzazione della frontiera sud e l’accordo con la Libia, Bruxelles paga Tripoli tramite l’Italia per fermare chi parte e riportare nei centri di detenzione, proprio dentro l’orrore della guerra, chi viene fermato in mare;
  • la guerra in Libia, già la guerra insieme all’orrore dei campi libici finanziati dall’Europa, al cui interno sono imprigionate ben 6mila persone;
  • i porti italiani chiusi;
  • due decreti legge sulla sicurezza disumani, incostituzionali e in contrasto con tutte le leggi internazionali eppure approvati dal governo precedente e ancora non aboliti dall’attuale;
  • i sequestri delle navi di soccorso e di pattugliamento in Italia e a Malta. Nei nostri porti ad oggi ancora sono bloccate Eleonore di Lifeline a Pozzallo, ProActiva di Open Arms a Porto Empedocle, Sea Watch3 a Licata e Iuventa sequestrata da oltre 2 anni a Trapani, pensiamoci a quanto sarebbe stato diverso se fossero ancora in mare a pattugliare il Sar, a denunciare contrabbandieri di esseri umani (quelli veri!), a soccorrere persone in difficoltà;
  • e poi naufragi, sbarchi, soccorsi, divieti, attese infinite sulle navi, processi, fake news, rabbia, discriminazioni, razzismi, vecchi e nuovi fascismi, dirette social, sorrisi, speranze, ecografie, insulti, corsa alle raccolte fondi, la coscienza umana collettiva che cerca di risvegliarsi, correre ai ripari, perché forse abbiamo finalmente capito che non riusciremmo mai ad essere assolti di fronte a cotanto orrore e non ci piace affatto saper che abbiamo la coscienza macchiata.

Triste, vero?

È stato un anno terribile! Preceduto da sei anni altrettanto terribili che rimarranno indelebilmente scritti sui libri di storia.
Tutte e tutti noi ne dovremo rispondere, un giorno per nulla lontano.

Se siete arrivati a leggere fin qui questo pezzo esce oggi, 3 ottobre 2019, non perché ricorre convenzionalmente la “Giornata della Memoria e dell’Accoglienza” con cui si vuole ricordare la strage del 3 ottobre 2013, non perché ci sia bisogno di rammentare visto quanto riportano ogni giorno i media, le cronache di guerra o le testimonianze dirette sull’orrore che si sta consumando nel nostro mare, ma piuttosto vuole essere un memo.

Abbiamo il dovere di dire <<basta morti alle frontiere d’Europa!>>

Abbiamo il dovere di scendere in Piazza oggi, nelle nostre città, uniti contro tutto questo e chiedere ai governi europei di prendere immediati provvedimenti. Abbiamo il dovere di tirare fuori dai campi libici 6mila persone e portarle in salvo. Abbiamo il sacrosanto dovere di alzare la voce ma anche quello di rimboccarci le maniche, ognuno a suo modo e ognuno secondo le proprie capacità, oggi 3 ottobre 2019 ma anche nei restanti 364 giorni a venire.

E noi attiviste ed attivisti di Gammazita, oggi, con questo post vogliamo ricordarvi anche chi siamo, il perché esistiamo, e verso dove stiamo andando con le nostre piccole azioni.

Siamo tutte e tutti per un’Europa aperta.

La nostra associazione non conosce barriere: geografiche, di genere, etniche, linguistiche o sociali.

Ci schieriamo con chi ha il coraggio di lottare per un mondo più̀ giusto, in mare, in montagna e in terra. E oggi vogliamo augurare anche un buon primo compleanno a Mediterranea Saving Humans.

Siamo dalla parte di chi si sente ancora responsabile nei confronti dell’umanità intera.
Crediamo nelle piccole storie, fatte da persone autentiche.
Siamo convinti che ci siano nuovi modi e nuovi mondi possibili e siamo pronti a sperimentarli insieme a voi.

No Comments

Sorry, the comment form is closed at this time.